MAURO COLARIETI​

Come toccare un ragazzo grasso

SPECIALE 02 X BookCity Milano | NOV 2023

Il torso di Relax69 ha visto molte lune. I peli neri sono sparsi a cespuglio su un mare di tatuaggi scoloriti. L’immagine stessa è abbastanza sbiadita. 

“Cosa cerchi?”
22:25 

Ignoro la sua domanda perché a) odio quando me lo chiedono e b) sono in una rissa a squadre su Fortnite e il mio team fa cagare. Poco distante dalla Play, il mio portatile illumina un racconto abbandonato a metà. Le righe di inchiostro digitale strillano per farsi sentire. Fingo che non esistano. Uso il lanciabombe per uccidere me e tre avversari, un sacrificio che non porta comunque la mia squadra alla rimonta. 

Il torso mi manda un paio di immagini e la curiosità ha la meglio. Della prima foto noto gli occhi circondati da rughe e il fatto che non sorride. Forse nemmeno io lo farei se mi ritrovassi quarantenne a cercare ragazzi milanesi appena maggiorenni su Grindr. 

Per qualche strana ragione mi convince. Da come ha intavolato la conversazione, Relax69 sembra avere la personalità di un idrante, però magari c’è altro sotto l’apparenza. Lo spero per lui. La seconda foto è il suo cazzo. Mi permette di confermare che c’è molto altro sotto l’apparenza. 

Rimango a osservare ogni singola venatura del suo pisello come fosse un esercizio di anatomia. Il modo in cui lo tiene in mano mostra sicurezza, lo sfoggia come un pesce pescato nel lago vicino casa. La rissa a squadre termina in una sconfitta clamorosa. 

“Ospito”
22:34 

Giovedì notte, domattina non ho lezioni. Relax69 è a un chilometro di distanza. 

“Dammi l’indirizzo” 
22:38 

“No” 
22:39 

Mi tiro su con la schiena. Rileggo, confuso dalla sua risposta. 

“Ti passo a prendere io”
22:39 

  •  

Mi ritrovo mezz’ora dopo al parco giochi dietro via Gola, a dondolarmi su un’altalena in cui sono riuscito a incastrarmi per miracolo. Scruto la strada, le villette anonime e le loro luci soffuse sono spettatori silenziosi. Dalla mia destra proviene della musica. Ci sono due ragazzi che giocano a carte e una cassa Bluetooth per terra. 

Una Panda celeste entra nel mio campo visivo. Il cuore pompa all’impazzata, sento i canali del muscolo farsi più prorompenti. Il rumore dei battiti mi tappa le orecchie. 

La Panda percorre tutta la strada e svolta dietro agli alberi. Sono riuscito a intravedere una donna bionda al volante. Passano altre auto, ma tutto ciò che riesco a pensare è la foto che utilizzeranno i giornali per dichiarare la mia scomparsa. Relax69 verrà rinominato Dr. Fettuccini o qualcosa di simile perché sarò la nona vittima che verrà ritrovata nei Navigli. Mamma piangerà, me l’aveva detto di rimanere con lei a Bufalòra. 

Sento un clacson. Scendo dal mio treno di pensieri e dall’altalena diroccata. Il suono del motore attira l’attenzione dei ragazzi con la cassa, quelli che passeranno la serata a parlare di tette, affitti fuori di testa e alcol mentre io mi farò scopare da un uomo col doppio dei miei anni. Mi volto verso i parcheggi alla mia sinistra e ci ritrovo un Range Rover metallizzato pieno di cagate d’uccello. 

Relax69, nel buio di questa stradina deserta, incute timore. Dicono di ascoltare quella vocina che ti dice di filartela a gambe, ma l’idea di tornare a casa ora mi imbarazza. Mi avvicino alla macchina di un quarantenne di cui non so manco il nome. In fondo, dovessi sopravvivere, sarebbe una bella storia da scrivere. 

Calpesto la ghiaia del parco e raggiungo l’asfalto del parcheggio, ogni tanto mi volto verso i ragazzi sulla panchina. Mi guardano anche loro ma non vedono niente di strano: Relax69 potrebbe benissimo passare per mio padre pronto a riportarmi a casa. 

Il lato positivo è che lo sconosciuto col cazzo enorme con cui passerò le ultime ore della mia vita – prima di venire brutalmente assassinato in un garage – non è un catfish: dal vivo si è sempre diversi, penso sia per il passaggio da 2D a 3D. Il volto di Relax69 è decisamente quello della foto che mi ha mandato un’ora fa. 

Perché sono qui? Cosa sto facendo? Non riesco a darmi una risposta nemmeno quando apro la portiera. Mi arrampico sul macchinone e vengo accolto da un forte odore di mentolo. Il suo sguardo fa zig-zag sui diversi angoli del mio corpo, sembra sorpreso. Mi aspettava più magro. 

L’auto è spaziosa, potrei stare qui qualche minuto e poi fingere un malore. Mi potrei far lasciare a un altro indirizzo così che non scopra dove abito. 

Esordisce con un semplice “Come va?”. L’espressione che sfoggio non gli basta come risposta. Si scusa per il ritardo, mi dice di essere a Milano da pochi giorni. Ha una voce raschiata, quella di un ranocchio che prova a spacciarsi come umano. 

La sua iride è troppo scura per essere ipnotica. Noto solo ora un tatuaggio maori sbiadito, parte dal collo e continua fin sotto la sua t-shirt verde militare. Si stiracchia, mi dice che è stanco. Perfetto, penso, un’idea sarebbe dormire nelle nostre rispettive case. 

“Dove andiamo?” chiede, forse avendo già capito che non spiccicherò parola finché non dovrò implorarlo di non uccidermi: “Stiamo da me?” 

Potrei portarlo al Red, fingere un malore dopo avergli scroccato un drink e scappare via. Anzi, devo dirgli subito di no, scusarmi per il disturbo, pagargli la benzina e tornare a scrivere. O almeno buttarmi a letto. 

Digli di no, cazzo, sei troppo giovane per morire. 

Osservo il parco giochi malridotto a pochi metri dalla macchina. Pronuncio il verdetto. “Per me è uguale.” 

  •  

Si toglie la maglietta con una foga incredibile, le braccia gli si impigliano nelle maniche. Rimane con le mani in alto come un criminale colto in flagrante. Mentre butta l’indumento a terra, penso solo quanto ci vorrà prima che si accorga che non gli piaccio. Forse preferirei mi uccidesse. Non ho un nome da dare alle sue labbra, alle mani che si aggrappano ai miei fianchi. Perfino la città mi pare lontana da dentro questo trilocale. Mi spinge, precipito sul letto matrimoniale. Il materasso è morbidissimo, sprofondo in queste sabbie mobili di lenzuola. Vedo Relax69 integralmente per la prima volta. 

L’eccitazione che sto provando è in netto contrasto con l’invidia: ha quasi cinquant’anni ma è più in forma di me. Mi sbottono la camicia, evito di ricambiare il suo sguardo famelico. Figlio della seta, adotto movimenti delicati, cerco di nascondere la goffaggine. Lui appoggia i palmi delle mani sul fondo del letto, ci sale sopra. Si avvicina a me carponi. Non indietreggio, immagino il suo punto di vista: i miei rotoli sull’addome, le smagliature che formano autostrade su questo figlio di Milano, sulla metropoli che è il mio corpo. 

Sento tutto il suo peso sopra di me. Non mi guarda più, annusa la mia pelle come se volesse scuoiarmi. Le sue mani si fanno esose, mi toccano con esperienza. Mi bacia. Sono sollevato. Sa come toccare un ragazzo grasso. 

  •  

Lui fuma sopra le lenzuola, io analizzo la stanza in cerca di indizi. Non ci sono ritratti di famiglia incorniciati. La parte sinistra della camera è spoglia, sul comodino non ci sono né fedi nuziali né caricatori del cellulare. 

“Non devi coprirti” mi dice Relax69. 

“Cosa?” 

Si tiene la sigaretta in bocca e mi sposta la mano dalla pancia: “Stai bene.” 

Nego col capo, rido tra me e me mentre mi guardo l’ombelico. Abbiamo finito di scopare, non c’è bisogno di fingere. Si accorge che non gli credo, mi spiega che lo scheletrico col viso spigoloso non gli piace. Lo trova “poco virile”. Sorrido. Ora sono troppo stanco per difendere i twink. Appoggia il mozzicone sul posello: “Era la tua prima volta?” 

“Se vuoi fingiamo lo sia.” 

Lui ride: “Com’è andata? La tua prima volta.” 

Nel guardarmi, socchiude gli occhi: “Raccontamelo.” 

Non mi sentivo così interessante da quando la mia fanfiction sul Trono di Spade toccò le tremila visualizzazioni. 

“Tra poco devo andare.” 

Lui afferra una mia coscia da sopra le lenzuola, non è aggressivo. 

Cedo. Gli racconto tutto. Sorride tre volte, non mi interrompe neanche una. 

Mi torna la voglia di scrivere. 

Novembre 2023

© 2023 "Come toccare un ragazzo grasso​" è una pubblicazione digitale della rivista letteraria Nido di Gazza.
Tutti i diritti correlati alla presente rivista sono riservati agli autori e collaboratori di Nido di Gazza.

Nido di Gazza | Rivista Letteraria - Nido di Gazza © Copyright 2023