Alice cervia

Tagli

ANNO 01 | NUMERO 01 | NOV 2022

Ha cancellato tutti i profili social. Oscurato il sito internet del negozio. Si è fatta eliminare dall’elenco telefonico, ammesso che qualcuno ancora lo consulti. Ha tolto l’insegna, abbassato la saracinesca. Si entra solo da una porta sul retro, senza campanello.

Anche così, non riesce a star dietro agli appuntamenti. Del resto lavora da sola fin dall’inizio e non intende cambiare ora, come potrebbe? Non può neanche chiudere naturalmente. Non ancora. Forse mai.

Di solito sono donne. Bussano alla porta sul retro, entrano e si guardano intorno. Si aspettano chiaramente qualcosa di diverso, non un normale negozio di parrucchiera di provincia. Invece è tutto quello che trovano. Un lavandino sbeccato, una poltrona girevole rosa fluo, sbiadita, odore di lacca e di sigaretta.

I portacenere, stracolmi, si accumulano nel lavandino. Nessuna delle sue clienti ha bisogno di uno shampoo. Sanno che devono accomodarsi direttamente sulla poltrona, il suo sguardo le guida.

Si siedono e la guardano. Chi è andato lì prima di loro ha spiegato che non hanno bisogno di dirle nulla. Devono solo fidarsi, affidarsi.

Lei le scruta e le sembrano tutte uguali. Tutte con un pezzetto di troppo. 

Si avvicina e taglia le ciocche, a volte anche solo una, a volte anche la sola punta di un capello. 

Rimbombano cadendo sul pavimento e le clienti sussultano. Ripensano alle mattonelle incise da piccoli crateri che hanno notato intorno alla sedia girevole. Poi si guardano allo specchio.

Non sono esattamente più giovani, non sono esattamente più belle. Però gli occhi, gli occhi sembrano più grandi. Gli angoli della bocca puntano verso l’alto. Le piccole rughe tra le sopracciglia si notano meno. O forse hanno meno importanza.

Ad ognuna di loro porge una tazza di caffè dolcissimo e bollente, da bere prima di alzarsi dalla sedia. La leggerezza ritrovata può fare girare la testa. 

Uscendo non si guardano indietro, lasciano venti euro e se ne vanno. 

Dopo ogni cliente si fa un caffè forte, senza zucchero. Fuma una sigaretta, a volte due. Infila due paia di guanti di plastica gialli e comincia a raccogliere i capelli dal pavimento, pochi per volta. Sono molto pesanti.

A fine giornata ha riempito un grosso sacco di plastica nera. Lo trascina passo passo fino alla porta del ripostiglio. La apre quel tanto che basta e lo lascia cadere dentro. A volte passa un’ora, a volte poco di più.  Quando sente il suono del sacco colpire il fondo, chiude la porta.

Un giorno il vuoto sarà colmo e forse potrà smettere.
Quel giorno non è ancora arrivato.

Novembre 2022

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