Terry Lennox

La nuova teoria della precisione

ANNO 01 | NUMERO 02 | DIC 2022

Il senso di inadeguatezza. Non c’è nulla che distrae l’uomo dal guardare la realtà come il pensare che ciò che accade non è adeguato. È una sorta di feticismo. Di elogio masochistico dell’inadeguatezza. E nessuno ne è immune. Almeno a tratti. Del resto è normale. La distrazione dico. Una continua rincorsa dell’aspettativa non può che comportare una drastica riduzione dello sguardo su ciò che nel frattempo accade. Sentirsi adeguati è faticoso. Ti viene l’affanno. È come dover sempre cercare di annerire i puntini. Come quelli della settimana enigmistica che tutte le nonne italiane hanno in quelle borse da spiaggia che profumano di protezione solare. La protezione dell’annerire i puntini. Del resto, sembra facile. Hai uno schema più o meno geometrico diviso in tante piccolissime parti. E in tutte c’è un puntino che ti ricorda di annerire ogni singolo spazio. Un puntino nero che ti conforta. Perché ti dice dove devi andare. Cosa devi fare per adeguarti all’aspettativa. Se li annerisci tutti comprendi il significato della figura. 

Ecco. Hai finito. Sei realizzato. Con i puntini. Questo fa il senso di inadeguatezza. Crea innumerevoli schemi da annerire. Uno per ogni azione della vita. Facile? Comodo? Adesso vediamo. Se per caso non riesci ad annerire tutti i puntini, o ancora peggio, non riesci ad annerirli nell’ordine che vuoi o se, addirittura, la figura che crei con così tanti affanni non corrisponde a quella che ti aspettavi, ti senti perduto. Abbandonato. Insomma. Sei fottuto. Non riesci a comprendere il significato di tutti i singoli annerimenti. Non riesci a capire la tua utilità. Ecco qui. Inadeguatezza. La conseguenza dei puntini. Ancora facile annerire? Passo successivo ti incazzi. 

Lei al momento era così. Anneriva i puntini. E si incazzava. A scatti. Anzi. A pois. Ma poi succedeva una cosa che sbiancava i puntini. Succedeva che c’era un’altra persona di fronte a lei che, invece, si accorgeva. Quello di fronte a lei, semplicemente, si accorgeva perché non era distratto. In quel momento, lui non stava annerendo. Stava osservando. Stava osservando la realtà. Stava osservando lei. Lei che anneriva i puntini. Lei che in ogni azione di quel pomeriggio cercava di compiacere un’aspettativa. E all’osservatore non gliene poteva fregare di meno di annerire i puntini. L’osservatore stava sorridendo. Anzi. Stava sorridendo a lei. E poi la prendeva in giro. E la abbracciava. E allora succedeva che anche lei sorrideva. Sorrideva perché in quel momento non stava più annerendo. Sorrideva perché si era accorta. Si era accorta di lui. Insomma. Lei aveva aggiustato la mira. Perché mentre anneriva lei sapeva solo quello che voleva. Ma mentre guardava e sorrideva aveva capito, almeno per un secondo, quello di cui aveva bisogno.

Dicembre 2022

© 2023 "La nuova teoria della precisione" è una pubblicazione digitale della rivista letteraria Nido di Gazza.
Tutti i diritti correlati alla presente rivista sono riservati agli autori e collaboratori di Nido di Gazza.

Nido di Gazza | Rivista Letteraria - Nido di Gazza © Copyright 2023