Madre. Spesso, greve seminatrice di zizzania. Spesso, ossessione ingombrante che tutto distorci, occupi e devasti. Menti, sovrasti. Non ascolti
col tuo gridare parlando incontinente Tu – al centro della scena – spazio mai mi lascerai?
Quale insicurezza ti domina?
Madre. Monstrum. Quando affermi il tuo potere, nutri noi di scure paure; nutri te figlicida. Mantide religiosa. testarda ed egoista, gelosa ed invidiosa. Ti servi, strazi, spezzi, sputi, distanzi, ricominci di nuovo… per servirti di nuovo. Di nuovo straziare, sputare, distanziare, isolare, vincere, affermarti
te – sola – al centro della scena. Generatrice di odio.
Perché? Chi ha un cuore così grande da poterti perdonare?
Nel cuore risuona un’eco lontana: “come io vi ho amato…”