Ottavia Marchiori

Cinque stelle

ANNO 01 | NUMERO 04 | FEB 2023

Ci sono cinque stelle di cartone, agganciate al fondale alle sue spalle. Lei sorride con tutti i denti che ha, sul volto tirato una rete di rughe sottili che il cerone esalta invece che dissimulare. Il suo corpo è impegnato in una coreografia banale. Alza le braccia all’altezza delle spalle, fa una piroetta. Quando completa il giro, annuisce a chissà chi. Forse a se stessa, compiaciuta del fatto di aver eseguito per bene la sequenza. Batte le mani, agita le anche rese drammaticamente ossute da anni e anni di diete drastiche, al ritmo di un vecchio pezzo dance. Calca le scene da quando era bambina. A casa dopo la scuola sua madre la costringeva a passare ore davanti alla TV, riguardando fino all’usura le videocassette su cui aveva meticolosamente registrato una per una tutte le puntate di Non è la Rai. Mandava il nastro avanti e indietro, schiantando l’indice contro lo schermo le diceva di copiare i passi, gli ammiccamenti. Ogni minimo segno di svogliatezza da parte della figlia era accolto con astiose recriminazioni: «Smettila di lagnarti! Non lo vedi quanto tempo ti dedico? È per il tuo bene, anche se a te di tua madre non te ne frega niente! Un giorno mi ringrazierai». La bambina allora, docile e rassegnata, scimmiottava le ragazze nella TV, fasciata nella sua tutina fucsia che a stento tratteneva i rotoli di adipe, eredità genetica acquisita da parte di padre. L’unica eredità, a voler essere precisi, elargita prima che lui facesse perdere all’improvviso le sue tracce il giorno del suo quarto compleanno, abbandonando lei e sua madre per sempre. Si muove a scatti, convinta che quegli spasmi risultino movimenti sensuali, gli stessi che piacevano tanto ai tizi delle audizioni, seduti scomposti dietro ai tavoli della giuria in quei saloni pieni di aspiranti soubrettes, in cui si respirava aria esausta e puzza di piedi. Un tempo quelle movenze magnetizzavano gli sguardi morbosi dei selezionatori su di lei, le avevano permesso di fare carriera. Una delle stelle di cartone si stacca, plana a terra senza che nessuno abbia espresso un desiderio. La canzone sfuma verso la fine. Dalla regia del programma di seconda serata sul canale privato mandano gli applausi registrati. I cameraman lasciano le loro postazioni con sollievo, lo studio si svuota. Lei sola rimane sul palco. Fa una piroetta, ne fa un’altra, esegue una serie infinita. Cerca l’inebrio dei dervisci rotanti. Le quattro stelle sono una costellazione di paillettes dorate: lei le vede attraversare il cielo di velluto del fondale. Sfrecciano lontane, cerca di afferrarne una ma inciampa, cadendo nel buio. Sipario.

Febbraio 2023

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