Rossella Baiocchi

Cuffie blu

ANNO 01 | NUMERO 05 | MAR 2023

La prima volta che vidi Luca eravamo nella stessa classe all’asilo. Lui aveva la testa zeppa di capelli biondi e sembrava non sapesse dell’esistenza del pettine. Girava sempre per l’aula, ma soltanto lungo il perimetro. Parlava da solo e non voleva che nessuno si avvicinasse a lui, neanche la maestra, ma non dava noia a nessuno. Luca era autistico.

A scuola tutto scorreva tranquillo fino alla mattina dell’esercitazione antincendio. La campanella della scuola iniziò a suonare e Luca si mise a urlare come un matto. Noi ci spaventammo e iniziammo a urlare forte come lui, e più urlavamo, più lui si disperava.

La mattina seguente non venne all’asilo e la maestra ne approfittò, ci fece sedere in cerchio tutti a terra poi, ognuno a turno si alzava e gli altri dovevano descriverlo.  Alcune parole erano vietate: ad esempio al posto di “grasso”, dovevamo dire “grande”. Finite tutte le descrizioni, la maestra ci spiegò che siamo tutti diversi, ma che dobbiamo rispettarci. Poi ci disse che Luca aveva paura dei rumori forti e che noi potevamo aiutarlo non urlando quando lo faceva lui. 

– Mi aiutate ad aiutare Luca? Promettete di non urlare quando lo fa lui? Ci domandò.

– Maestra, ma perché se Luca ha paura dei rumori non si mette le cuffie?

– Sai che non ci avevo mai pensato? Bella idea!

Le maestre raccontarono la storia di Luca anche ai nostri genitori, furono loro ad organizzare una colletta e tutti insieme regalammo delle cuffie blu elettrico a Luca. Forse erano un po’ troppo grandi per la sua testolina, ma si intonavano agli occhi azzurri e tenevano a bada i capelli.

Le cuffie diventarono la sua sicurezza e Luca si avvicinò a ciascuno di noi piano piano per interagire. Mi piaceva stare seduta accanto a lui, perché non mi rubava mai le matite, non come quell’antipatica di Matilde, lei le prendeva e poi me le morsicava tutte. 

 Non amava sporcarsi, così, quando ci facevano dipingere con gli acquerelli e le mani, io mi mettevo accanto a lui e quando la maestra non mi vedeva imbrattavo anche il suo foglio: era il nostro piccolo segreto, o forse solo il mio, ma so che Luca apprezzava perché rimaneva seduto tranquillo accanto a me per non perdersi neanche una macchia di colore. Se fosse stato agitato avrebbe camminato con le cuffie alle orecchie per rilassarsi. Ormai lo conoscevo bene!

L’altra cosa strabiliante era che Luca, nonostante la sua paura per i rumori, se ascoltava una melodia non solo te la sapeva rifare subito sulla pianola e sulla chitarra del babbo, ma ti diceva tutte le note, e tutte giuste. Un po’ lo invidiavo per questo.

In quinta elementare, grazie ai progressi che aveva fatto, le maestre e la psicologa avevano deciso che poteva affrontare anche le medie insieme a noi. 

E poi sono iniziate le medie. 

Io e Luca siamo in prima B. 

Sono cambiate tante cose, siamo cresciuti e c’è da studiare, cavolo se c’è da studiare. Ma per Luca questi non sono stati gli unici cambiamenti. Purtroppo.

Adesso è altissimo e le cuffie blu con cui viene a scuola tutti i giorni gli calzano a pennello.  Non si ferma mai a chiacchierare in cortile, sale le scale e attende il suono della campanella, poi si dirige a testa bassa in classe. È seduto in prima fila. Durante le lezioni tiene le cuffie al collo e poi le rimette un secondo prima che suoni la campanella. 

Potrebbe essere tutto quasi perfetto se non fosse per la Prof di italiano e storia. Quando fa l’appello salta Luca, nell’appello, dice che non “conta nulla”. Abbiamo provato a raccontare tutto agli altri professori, ci hanno promesso che avrebbero parlato con il preside, ma nulla è cambiato, a scuola regnano anarchia e indifferenza. E’ una vergogna! 

Abbiamo anche già preso due rapporti di classe sul registro per difendere Luca: “la classe contesta l’operato del professore.” 

Operato sì… la prof. di italiano non ha il coraggio di scrivere la verità: “ I ragazzi si lamentano per il modo ignorante in cui la professoressa tratta un compagno”.

I professori non dovrebbero essere le nostre guide? Non dovrebbero prenderci per mano, salvare le nostre menti o roba del genere? I nostri non lo fanno, non lo sanno fare e il risultato è che Luca invece di andare avanti sta tornando indietro, si sta chiudendo nel suo mondo e noi non sappiamo come aiutarlo a uscirne. 

Andare a scuola è diventata una sofferenza. Come se non bastassero tutti i compiti e le interrogazioni a sorpresa a rovinarci la vita, ogni giorno durante le ore di italiano e storia si ripete lo stesso ritornello:

Brandani

Bottai

Dal Poggetto

      – Prof ha saltato ancora Luca!

De Chirico

Fanucchi

Galli

      – Prof ha saltato ancora Luca!

– Fatela finita o vi dò un altro rapporto! Pensate a voi o faccio volare dei due!

Durante le sue ore Luca non sta mai seduto, percorre metodico il perimetro della classe con le cuffie alle orecchie, essere ignorato lo fa stare male. Deve camminare per non urlare. 

Passeggia lentamente ma non fa tutto il giro della stanza, si ferma alla porta alla destra della cattedra e alla finestra alla sinistra della lavagna. Sembra un leone in gabbia. Intrappolato. Io al suo posto sarei peggio, di sicuro spaccherei tutto, non potrei certo sopportare tutte quelle vessazioni psicologiche, darei di matto, sbotterei, ma lui no, si limita a camminare avanti e indietro sfregandosi le mani. La prof lo squadra con aria di sufficienza:

– Lo vedete? È scemo, vive nel suo mondo, perché dovrei sprecare il mio tempo con lui. Aprite il libro di storia a pagina 86 e non fatemi perdere altro tempo!

Ma come cavolo fa a non rendersi conto che lo sta umiliando? Penso tra me e me. La gamba mi balla, non riesco a tenerla ferma, voglio alzarmi e gridarle sul muso con tutta la rabbia che ho in corpo: brutta stronzaaaa!!

 Per calmarmi mi pizzico le dita con le unghie, ho tutti i polpastrelli tagliuzzati.  Da sotto le unghie esce sangue, fa male ma ne ho bisogno, il dolore mi calma. Matteo si è mangiato tutte le unghie dalla rabbia, è messo peggio di me. 

Non riesco a staccare gli occhi da Luca, la mia mente passeggia avanti e indietro con lui e all’improvviso un’idea prende forma.

Il pomeriggio stesso creo una chat con i rappresentanti di classe della prima A e della prima C, ci conosciamo tutti dalle elementari e so che posso contare su di loro. Gli spiego la mia idea, tutti l’accolgono con entusiasmo, me l’aspettavo: tutti vogliono bene a Luca e odiano le ingiustizie e la prof di italiano. E a quel punto è iniziato il via vai di messaggi.

Ore 17:00 il ragazzo di Marty è in terza C, ci stanno anche loro.

Ore 18:00 devo troppo dirtelo, tutte le terze sono con noi, hanno detto che quando c’è da fare casino loro ci stanno.

Ore 18:11 Marco l’ha detto a Vittorio in seconda A, si stanno messaggiando in questo momento, appena so ti scrivo.

Ore 18:45 anche le seconde sono con noi. 

Ore 22:51 dormi?

Ore 22:51 no, sono troppo agitata! 

Ore 22:52 allora preparati a non chiudere occhio: notizia bomba, viene anche la tv locale, la mamma di uno in seconda ha detto che ci meritiamo visibilità. 

Ore 22:53 boia! Anche gli adulti sono dalla nostra parte?

Ore 22:53 Hai paura?

Ore 22:54 Boh, non lo so, te che pensi?

Ore 22:55 ormai non si torna indietro, dobbiamo denunciare! Ah, ma poi quando si fa?

Ore 22:56 già è vero, mi scordavo il più e il meglio… direi sabato mattina così abbiamo il tempo di preparare tutto, scriviamolo su tutte le chat. Notte.

Ore 22:57 okk, notte

Alle 7.50 di sabato 25 ottobre tutti i ragazzi della scuola secondaria si presentano all’ingresso con delle cuffie blu di cartone alle orecchie, attaccate alla passata, alla fascia, o al cappellino. Chi non è riuscito a costruirle, ha dipinto direttamente di blu le sue cuffie. Un esercito di cuffie blu schierato davanti al cancello.

Diluvia, gocce grandi come albicocche, ma nessuno si fa intimorire.

Quando Luca arriva sgrana gli occhi stupito e poi resta in disparte a guardare la scena.

Anche quelli della tv sono fuori con noi e alle 8:20 siamo già in diretta, stiamo parlando ai microfoni quando Luca si avvicina e prende la mano di Matteo e la strinse forte. E’ il suo modo di dire: sono con voi! E allora sputiamo tutto, parliamo delle umiliazioni, della sofferenza, della violenza psicologica e lo facciamo insieme!

Il cielo è plumbeo, la pioggia scende prepotente, ma non riesce a graffiare via il colore dalle nostre cuffie. 

Si parla di noi per tutto il week end: la banda delle cuffie blu, la protesta delle cuffie blu, la voce delle cuffie blu, ma il titolo che più di tutti ho apprezzato è: E se i bulli fossero i prof? Ecco, questo titolo fa capire in un secondo il senso dell’attacco delle cuffie blu.

Il nostro grido di protesta raggiunge il provveditorato e nei giorni successivi, la professoressa viene sospesa e poi sostituita. Lo chiamano provvedimento disciplinare eccezionale.

Abbiamo vinto noi.

Luca è seduto tranquillo in prima fila, le cuffie blu intorno al collo.

Marzo 2023

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