Michela Veneziano 

Giubbotto

ANNO 01 | NUMERO 05 | MAR 2023

Stava appeso, preso per il collo, non faceva una piega: sempre ordinato.

Un giubbotto viveva appeso. A peso. Perché sì, pesava: pensava di essere una bilancia. 

Il giubbotto non si firmava mai: non aveva marca, e non aveva un nome. 

E non esisteva: avere un nome era come contornarsi. 

Il giubbotto era una paradosso: senza piega, sempre perfetto, faticava ad uscire dai suoi contorni. Eppure, non aveva un nome. 

Come poteva avere dei contorni senza nominarsi? 

Ed allora si scoprì ladro: rubò l’identità della bilancia. 

Ma che fatica pesare. 

Un giorno, sempre per la sua professione mal riconosciuta di ladro, decise di rubare, dall’alfabeto, una consonante: la n. 

Con quella, al verbo che, nel suo caso, corrispondeva all’azione, il pesare, fece spazio tra la lettera E e la S. Ed ecco che, il nostro giubbotto, coraggiosamente, cambiò comportamento: niente pesare. Solo pensare. 

Ed iniziò a coniugare il verbo in ogni sua sfaccettatura. 

Il giubbotto non pesava più: pensava. Il pensare, poi, assunse la coloritura del vivere. Imparò a declinare, non le offerte, ma la vita.

Marzo 2023

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