Sonia Brioschi

Un palmo di terra

ANNO 01 | NUMERO 05 | MAR 2023

I bambini giocano a calcio nel piccolo spazio circolare tra le case. La terra riarsa:  a ogni corsa, a ogni scontro o pallone tirato, un nugolo di polvere si alza e, per una frazione di secondo, sembra non sapere dove andare, poi si deposita sulle scarpe e sugli abiti laceri dei bambini. Le donne, sedute all’ombra sulla soglia delle abitazioni, si coprono il viso con il velo per non respirare il pulviscolo. 

Sentono tremare la terra prima ancora di vederli e già sanno: mezzi pesanti, militari armati per una battaglia e la ruspa con la sua grande benna affamata. 

Tutti si immobilizzano e il vociare si affievolisce fino a spegnersi. Quando i carri appaiono, solo le mani delle madri si muovono per richiamare i bambini. 

In piedi sul mezzo che apre il convoglio, un militare, giovane e biondo, la schiena ritta oltre la curva naturale, urla: «Avete dieci minuti per abbandonare questa casa!»

I volti seguono il movimento della ruspa che si ferma in fondo a quella piccola piazzetta, davanti a  un’abitazione: un muro scrostato, una porta e una finestra, il tetto terrazzato, pieno di panni stesi ad asciugare, più basso dell’altezza minacciosa che la benna raggiunge. 

Il militare ripete imperioso il suo ultimatum.  

La porta della casa si apre piano; un uomo si affaccia, si gira alle urla di una donna, che sbircia dietro di lui con le mani premute sul viso, la spinge indietro con forza e richiude l’uscio. 

Il militare urla iracondo in direzione dell’abitazione: «Ora avete meno di dieci minuti per lasciare questa casa!» e la ruspa sgasa pronta ad entrare in azione. 

L’uomo esce e si frappone tra la porta di casa e i militari scesi dai mezzi con le armi spianate. Lo gettano per terra. La donna corre fuori e lo aiuta ad alzarsi dalla polvere. Due militari la strattonano e l’allontanano. Lei tende le braccia verso il suo uomo e urla i nomi dei figli che escono correndo. Con un’occhiata li conta, ci sono tutti e quattro. Li accoglie tra le vesti e le braccia, stringendoli a sé. 

L’uomo la raggiunge mentre i militari si dispongono a semicerchio davanti alla casa.  La ruspa abbatte il primo colpo sul tetto trascinando senza pietà i vestiti stesi. Le donne urlano sorreggendosi le une alle altre. 

Intorno all’uomo si crea un vuoto: nessuno osa attraversare quello spazio di dolore. Sul suo viso, fisso sulla casa che viene distrutta, un impercettibile tremolio delle labbra e il luccichio del sole sulle lacrime silenziose. 

Un palmo di terra. 

Per loro è solo un altro pezzo da dare ai coloni. Lui si sente strappare il cuore: in questa casa è nato e cresciuto; qui sono venuti al mondo i suoi figli; suo nonno e suo padre hanno coltivato la terra che digrada dietro la casa e anche lui ha curato gli ulivi, pane e futuro per i suoi figli. Vede la sua vita e la storia della sua famiglia spazzata via in meno di dieci minuti. 

La ruspa distrugge tutto e i militari si predispongono per risalire sui mezzi.   

Una pietra giunge da dietro e colpisce il giovane milite che aveva urlato l’ultimatum. 

Uno sparo rimbomba nel silenzio. 

L’uomo colpito non si muove, tentenna solo il capo con lentezza: «Perché?»

Marzo 2023

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