Devis Bergantin

Il viale del sole

ANNO 01 | NUMERO 06 | APR 2023

Quella domenica mattina, lungo il viale del sole, non c’era il capogioco designato dopo la conta, nessuno giocava alle belle statuine o fissava, più in basso, lo scorrere rapido del fiume ocra; nessuno, all’inizio della strada, leggeva l’iscrizione su pietra piantata sulla fronte di una casa assopita: per di più, logorata dall’esposizione alle intemperie, si era resa di difficile lettura. Dopo una sequenza di scuri verdi, voltato l’angolo, una porta d’ingresso era aperta su un’altra porta interna di vetro, che a sua volta rendeva visibile, attraverso una tenda leggera, lo scorcio di un piccolo salotto: si intravedeva una televisione accesa, pur non essendoci residente che la guardasse in quel momento.

Se un gruppo di bambini avesse eletto il capogioco, questi non avrebbe avuto memoria della filastrocca che accompagna l’intrattenimento che abbiamo citato, così, all’improvviso dopo l’entusiasmo iniziale. Eppure avrebbe dovuto conoscerla: dov’erano finiti i pomeriggi estivi trascorsi a giocarci? Gli sguardi si sarebbero puntati tutti su di lui, il quale non avrebbe avuto, per l’ansia e la vergogna, né parole, né gesti consoni alla situazione: ecco invece la bella statuina. E allora immaginiamo che qualcuno camminasse lungo l’argine, sentendo schiamazzi e proteste infantili: egli avrebbe strizzato gli occhi davanti ai resti di un falò sui grandi sassi per poi spostare lo sguardo verso la corrente, ricordandosi del bagno fatto ai piedi quando quest’ultima, durante un’estate con pochissima pioggia, era stata molto meno impetuosa e più cristallina. Sarebbe rimasto lì, dritto e fermo, come di marmo, a riflettere su quella delicatissima reminiscenza: un’altra bella statuina nel primo autunno. Ipotizziamo quindi l’esistenza di Carlo, uscito dalla propria abitazione per andare a fare scorta di legna. Accompagnato dal baccano dei bambini del borgo di montagna sarebbe passato dinanzi all’iscrizione letta centinaia di volte e, notandola di nuovo, avrebbe fatto spallucce; poi avrebbe visto di sfuggita l’uomo sull’argine, pericolosamente vicino al fiume ingrossato, ed infine sarebbe tornato nella sua casa a due piani con la carriola colma di ceppi. Una volta sistemata la legna in apposite ceste di plastica vicino al camino, avrebbe acceso la televisione, spiato un po’ i programmi, noiosi all’inverosimile e sarebbe tornato fuori, lasciandola in funzione, per recarsi di corsa al piccolo negozio di alimentari poco distante, che faceva anche da bar. Una volta giunto sul posto, di fronte alla commessa sarebbe rimasto impalato, in contemplazione del dolce esposto dietro il vetro del bancone dentro contenitori di alluminio: l’ultima bella statuina, immobile davanti a quattro schiacciate all’uva fragola.

Aprile 2023

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