Claudio Ponti

Le amiche di Anita

ANNO 01 | NUMERO 08 | GIU 2023

Nella finzione si maneggia l’indistinto e tutto si fonde e la vendetta è un piatto che si consuma velocemente. (Non accarezzate con dita delicate la pelle della vostra amante).

Gli 88 folli, o The Crazy 88s per darsi un tono internazionale, pretendevano per Anita una programmazione memorica che prevedesse una risposta per ogni imprevisto.
Non potendo definire le infinite schede di risposte ad ogni possibile imprevisto ebbero una intuizione: programmare schede adeguate alla complessità di grado “n”. Con ciò lo stimolo ambientale veniva qualificato a livello astratto determinando connotati cognitivi declinabili verso livelli di complessità inferiori fino a giungere agli infiniti livelli di grado “0”, ovvero alla infinita concretezza del reale. Era nel reale che Anita apprendeva e, attraverso l’azione di feedback, implementava il quadro cognitivo.

Le variabili dipendente ed indipendente erano tra loro reversibili e si nutrivano a vicenda.
La relazione tra Anita e la scheda di grado “n” era semplice e diretta e solo per via mediata collegata alle infinite schede di grado “0”. E’ per questo motivo che Anita era leggèra ed indistinguibile dai suoi omologhi umani.

Creazione
Anita era stata messa al mondo dal club degli 88 folli, anche se in realtà il numero dei folli non era definito. A capo degli 88 folli Johnny Mo, che trascorreva le giornate al Lounge Bar del 37° piano del Grattacielo Intesa di Torino, giusto tre piani sopra l’appartamento di Anita.
Anita disponeva di un repertorio cognitivo le cui azioni erano guidate dalle conseguenze ambientali apprese. Lo stesso modello d’apprendimento dei suoi omologhi umani.
La scala delle abilità era però inversamente proporzionale all’ordine della creazione: Anita, l’ultima creata, era più in gamba dei suoi creatori.

Una sorta di principio di transitività gerarchico ma invertito in cui le conoscenze dei creatori erano confinate entro l’insieme cognitivo del creato.
Oggi insegnava Pianoforte al Conservatorio ed era sua convinzione essere fatta della stessa materia delle persone che frequentava.

Piazza CLN
Il buio dopo la mezzanotte inquieta perché è profondo e l’alba è lontana, se poi la pioggia cade copiosa ed il vento soffia sferzante allora la notte profetizza sventure. La serata scorreva presso il Jazzy bar, che visto dall’angolo della piazza rassomigliava al “Nighthawks” di Edward Hopper. Anita, appoggiata al bancone con vista verso la statua del Po godeva all’ascolto di “Warm beer and cold women” suonata al pianoforte da una giovane amica stravagante, e poteva metterci la mano sul fuoco, altrimenti non la avrebbe frequentata!
Carla era impegnata a spiegare a suon di musica di come la sfiga possa farti incontrare donne fredde ed allo stesso momento farti bere birra calda, quando dall’ingresso del Jazzy partì un colpo che fece del suo viso uno sgradevole cocomero senza più occhi né cervello.
Anita pensò istintivamente a proteggersi e si rannicchiò sotto il bancone, repentinamente si avvicinò al cadavere di Carla, e con occhio teso volse lo sguardo verso l’ingresso privo di esistenze. Iniziò a sentire il peso di quanto accaduto: lo sparo, la morte.
Avrebbe voluto inseguire l’omicida, ma da che parte? Piazza Castello, Porta Nuova, Politecnico, Porta Susa… “Ma verso quale cazzo di parte vado?”.

Depressione bipolare
Anita pesava le esperienze con la stadera sentendosi addosso le emozioni. Per una settimana non uscì di casa, aveva bisogno di elaborare il lutto.

Le giornate trascorse a constatare il tempo che scorre con scarpe e indumenti da lavare buttati dappertutto. Pile di stoviglie sporche sul lavandino, puzza di sudore e desiderio di tenere la testa poggiata per sempre sul cuscino dichiaravano la vittoria dell’astenia.
Ma era sufficiente che il pensiero volgesse oltre le mura casalinghe per recuperare le energie. Pensava: “Carla era solo stravagante esteticamente e il suo cuore grondava bontà. E allora why?”

Il telefono squillò, dall’altra parte Roberta parlava dell’incomprensibilità di quanto accaduto. Sosteneva la tesi di uno scambio accidentale di persona o di un omicidio a scopo pedagogico. “Pedagogico per chi?”. Infine poteva anche darsi un omicidio casuale stante l’assenza di movente. Insomma qualsiasi ipotesi poteva essere giusta aut sbagliata.
“Il vissuto di Carla era cristallino e privo di macchie, nessun conflitto. Chi poteva avere interesse ad ucciderla?”.

Dalle profondità dell’apparecchio telefonico giungeva “Summertime” interpretata dalla Fitzgerald, probabilmente era Antonia, la compagna svalvolata di Roberta e più perché mica aveva l’esclusiva, che aveva appoggiato il vinile sul piatto.

Antonia agente della squadra mobile, ordinata durante l’orario di servizio ma ad alto tasso entropico nella vita privata, urlò: “Anita vieni da noi a cena! Poi magari ci sfidiamo a Triello!”.
Anita sentiva il bisogno di riaffacciarsi al mondo e accettò l’invito. Si presentò con una bottiglia di Vernaccia sarda invecchiata ed un vassoio di dolci di mandorle da consumarsi per l’apericena. Nessuno si filò il regalo ma solo perché gli fu riservato l’onore del dopocena.
Quel vino color oro ambrato andava servito in bicchieri piccoli e ingoiato d’un sorso con subitaneo cenno del capo, a seguire l’immediato morso del dolce. Il protocollo per gustare i sapori fù rispettato e i tre palati fini poterono godere dell’elevato grado alcolico e dell’appena percettibile gusto d’amaro.
Al primo giro seguì il secondo, poi il terzo e così sino al quinto, terminato il quale Anita, Roberta e Antonia erano capaci di affrontare qualsiasi argomento.

“Domani torniamo al Jazzy bar”, “E chi suonerà il pianoforte?”, “Porca troia, chi se ne fotte della pianista, farò io il concerto”.

Il Triello
Le tre amiche si distesero sul divano per riposare ma, passati pochi secondi, Antonia sfiorò Roberta come a caso e con aria imbarazzata allungò le dita dell’altra mano verso il bosco di Anita. Elogio alla tensione, tranquillità assoluta, un rapimento, un’estasi sul punto delicato. Il gioco del Triello iniziò, un grande sogno nitido accarezzò ciascuna pelle con dita da barbiere. Un’amorosa quiete, un’amorosa quiete.

La notte successiva Anita e Roberta si recarono al Jazzy e puntarono la bargirl per intervistarla. Non ne cavarono granché: riferì di autovetture, moto, signorine e signore che entravano e uscivano dal locale e del killer che indossava un casco da motociclista.
La sala era piena: tre giovani fighette bevevano al bancone e buttavano sorrisi verso tre signore disponibili, una maleducata discuteva di lavoro al telefono, una femme fatale parlava con una donna in abito che l’appellava con il nome di Sofie. Anita prese possesso del pianoforte e interpretò “Dal loggione” di Paolo Conte.

Antonia, non autorizzata dal proprio dirigente, principiava autonome investigazioni. “Dalle telecamere nulla di particolare, in Piazza CLN autovetture, moto e persone che attraversano il passaggio da e verso Piazza San Carlo. Il killer ha parcheggiato una moto di grossa cilindrata fronte ingresso e in pochi secondi è entrato ed uscito”.

Di rientro a casa Anita, setacciava i ricordi ordinandoli inconsapevolmente al grado “n”, ma nessun indizio si rivelò perché i tempi erano ancora acerbi. Intanto memorizzò tassonomicamente i fatti e li archiviò nello spazio memorico dormiente.

Zaira e Ylenia erano due amiche che Antonia amava sfidare a Triello. A Zaira ed Ylenia piacevano i giocosi esercizi acrobatici sino allo sfinimento per amorosa quiete. Durante il gioco riponevano tutto l’impegno per accarezzare la pelle dell’altra con dita da barbiere.

Inferenze
“Se Anita è amica di Antonia e se questa lo è di Zaira ed Ylenia, allora anche Anita lo è di queste due”. Anita sorrideva pensando che il ragionamento poteva pure avere una validità logica ma non reggeva ad una verifica fattuale, in quanto nelle sensate esperienze il predicato “amicizia” non poteva avere una connotazione definita e intersoggettiva ma esclusivamente soggettiva. E nel suo caso concreto la transitività reggeva!
Mentre Anita speculava sulla transitività, a casa di Antonia, Roberta pregustava l’idea di guardare “Le fate ignoranti” con la proprietaria di casa che cantava a squarciagola “Che coss’è l’amor”.

“Le pizze sono arrivate!” disse Roberta che non fece a tempo ad aprire il portoncino che il calcio di una pistola le fece perdere i sensi, in sequenza il Killer sparò al petto di Antonia che cadde come una pera matura. Poi tornò verso l’uscio e sparò alla testa di Roberta, prese le falangi delle due mani e con una cesoia le tagliò. Stesso lavoro con le falangi di Antonia, infine fuggì.

Per Anita il secondo tonfo fece più sconquassi, pensava seriamente che anche lei potesse essere un obiettivo e rimase chiusa in casa cercando di trovare un movente per le tre amiche uccise. Sentiva una malvagia forza centripeta avvicinarsi.

Non riusciva a trovare un nesso causale a parte le amicizie e questa poteva essere una strada da percorrere.

Pensò di condividere il presentimento con Zaira ed Ylenia recandosi a casa loro.
“Ciao Zaira come state? Se mi offri una tisana passo questo pomeriggio”.

Arrivò nella villetta ubicata oltre Po nel quartiere di Borgo Crimea. Una moto di grossa cilindrata era parcheggiata non lontano.
“Jazzy!?”.
Anita si trasformò in serpente che deve sopravvivere nella giungla e decise di non rispettare alcun protocollo. Mise nelle tasche posteriori due pattadesi e fece il periplo della villetta. Fosse andata bene avrebbe fatto una figura di merda con le amiche ma bevendo una tisana, fosse andata male avrebbe affrontato l’incognito.
Anita entrò dalla porta del cortile, i corpi di Zaira e Ylenia giacevano sul pavimento della cucina, i crani divisi da una katana, mura imbrattate di materia cerebrale e venti falangi che facevano la loro porca figura sopra un piatto sul tavolo.

Vomitò e subito uscì fuori, il rombo del motore di una moto di grossa cilindrata la assordò.

Vendetta
Mille chiodi le si conficcarono in testa, lasciò scorrere i pensieri come in un brainstorming: Carla, Jazzy, Sparo, Triello, Casco, Moto, Stravagante, Roberta, Antonia, Falangi, Zaira, Ylenia cioè a dire il complemento di un insieme vuoto.
“Ok, ricominciamo: Carla, Roberta, Antonia, Zaira, Ylenia mie amiche ma pure lesbiche, cazzo! Amanti del Triello, Click! Dita da barbiere, Click! Falangi, Click!”.

“Fanculo! Il movente è proprio pedagogico!”.

“Is there anybody out there?”. La domanda era una supplica ai neuroni che computavano dentro il suo cervello: “Distàccatevi dalla realtà, rendete astratto il pensiero e attìvate una scheda inferenziale di grado “n”. È un ordine! merda!”.

“Ho compreso il movente ma non riesco ad arrivare al Killer” pensò, rientrando a casa.
Entrata in ascensore, giusto un attimo prima di premere Piano 34 per dirigersi verso il suo appartamento, il dardo le trafisse il cuore: “Carla, Roberta, Antonia, Zaira, Ylenia”. A quel punto l’indice premette Piano 37 direzione Lounge Bar, ove entrò puntando l’obiettivo che stava seduto sbracato sui divanetti, e senza fermarsi estrasse dalle tasche posteriori la prima pattadese che si conficcò nella gola di Johnny Mo mentre la seconda penetrò il bulbo oculare solo dopo che l’onda d’urto vibrò “Craaazy” urlato a squarciagola da Anita.

Per restituirgli la cortesia non rimase un secondo di più, e prenotando l’ascensore cominciò a cantare: “Schizza la mente quando la si tende, si contorce, si espande. Se risucchiata ruggisce di dolore, di piacere. Calore che irradia in onde rotonde.
Gelo verticale, cunei sparati giù a frantumare. Del resto m’importa ‘nasega sai, ma fatta bene che non si sa mai”.

 

Omaggi e riconoscimenti
Città di Torino;
Profondo Rosso di Dario Argento;
Kill Bill Vol. 1 di Quentin Tarantino;
The Crazy 88s, “Gli 88 Folli” in Kill Bill Vol. 1:
Nighthawks at the diner, Album di Tom Waits;
Mi ami? dei CCCP Fedeli alla Linea;
M’importa ‘na sega dei CSI Consorzio Suonatori Indipendenti.

Giugno 2023

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