Davide Vassallo
L'ipocrisia dei topi
ANNO 02 | NUMERO 13 | NOV 2023
– Niente in vista, Caputo?
– Niente, Maresciallo. Che freddo! Mi si gelano i baffi. Ma nessuna imbarcazione nelle vicinanze.
– Meglio così.
– Già. Sarà per questo tempo da schifo, Maresciallo. Ha piovuto e la palude si è fatta alta: i gatti non si muovono di certo. Loro dell’acqua hanno paura.
– Ma non sono gatti, Caputo. Sono topi. Come noi.
– Dite che sono topi?
– Certo.
– Eh, però sono brutti, eh…grossi. Sembrano gatti.
– Sono topi.
– Va beh, Maresciallo, se lo dite voi…Meglio così: allora ci capiranno quando gli diremo di tornare indietro, che qua non possiamo farli passare e che si cerchino un altro porto.
– Per capire, capiranno…
– Capiranno. E così non dovremo usare il cannone nuovo. Che il corso di formazione non è che me lo sono tanto capito. Detto sinceramente. Userò quello vecchio, nel caso.
– Non sarà necessario sparare, Caputo.
– E come li fermiamo, allora?
– Li fermiamo. Non sono soldati, Caputo. E poi hanno femmine, cuccioli…
– Dite? Ma se passano lo stesso?
…
– Maresciallo, se passano lo stesso?
– Non spareremo.
– Va bè. Ho capito. Allora facciamo venire tutti i gatti che vogliono venire e tiriamoci giù i pantaloni, che loro si devono affilare gli artigli.
– Sono topi, Caputo.
– Va bene. Sono topi ma mica possiamo sfamarli tutti noi.
– Hai da accendere?
– Prego, Maresciallo. Mi offrite una sigaretta anche a me?
– Ma tu ci pensi mai che potevamo nascerci noi, oltre la palude?
– No…noi, la mia famiglia, sono generazioni che nasciamo da queste parti…Che c’è? Perché mi guarda così?
– Niente.
– Forse non dovremmo fumare, Maresciallo.
– Perché?
– Perché quelli magari vedono la luce della sigaretta e si orientano e vengono di qua. Come un…
– Come un faro, Capù.
– Ecco.
– Vengono qui e pensano che… Mica come mi raccontava mio nonno, che lui era emigrato in Belgio. Ma aveva dovuto fare una traversata delle fogne, e aveva risalito gli scarichi fino a uscire da una tazza del water. Due mesi a nuotare nella merda. Con rispetto parlando. Altro che questi coi barconi. E poi due anni a sgobbare nel sotterraneo di un ristorante, senza mai vedere il sole. Brr, stanotte si gela.
…
– Ma voi davvero, Maresciallo, pensate che noi possiamo risolvere i guai di quei poveracci, i guai che ci stanno oltre la palude. Le guerre, le carestie, i topi cornuti che fanno il bello e il cattivo tempo. Le malattie ma di quelle brutte.
– No.
– Ah! Ecco… Allora vedete che ho ragione io. La luna non è fatta di formaggio.
– Mah…non so, Capù. Non gonfiarti il petto che ti scoppiano i bottoni della camicia. Penso solo che… Non sei tu che ti lamenti che tua moglie ha un mobile intero di scarpe che non usa mai?
– E come no!
– E io il mese scorso ho comprato un’automobile, mentre quella vecchia camminava ancora.
– E allora?
– E quanto ha speso il Napoli Calcio per quel brocco di Mozzarella?
– Tanti milioni.
– Ecco. Ho detto tutto
– Tutto? E mo’ stiamo zitti tutta la notte?
…
– Voi dite “poveri cristi”, Maresciallo? Ma l’avete conosciuto qualcuno di loro? Sono sporchi. Quasi peggio dei gatti, che si leccano da soli il buco del culo. E sono lazzaroni. Dormono tutto il giorno, come i gatti.
– In Belgio dicevano lo stesso di tuo nonno, Caputo.
– Dite?
…
– Maresciallo lo vedete anche voi? Laggiù sotto la collina.
– Sì, Capù.
– Sono loro?
– Non lo so.
– A me mi pare un’ombra, Maresciallo.
– Carica il cannone, Caputo.
– Ma non avete detto che non dobbiamo sparare?
– È un’ombra. Ma carica. Siamo militari e gli ordini dicono che se non si fermano…
– Ma voi avevate detto che non erano soldati e che ci stavano femmine e…
– Vaffanculo, Caputo.
– Però è solo un’ombra, vero Maresciallo?
– Pare anche a me.
…
– Ormai è quasi giorno, Maresciallo. Non arrivano più.
– Pare.
– Meno male, però.
– Meno male, Capù.
Novembre 2023