Marco martini

Tago Mago

ANNO 02 | NUMERO 14 | DIC 2023

Sono sdraiato sul mio letto, ascolto Tago Mago, penso. Soprattutto a non farmela addosso. Ho già pensato anche troppo. Tra poco darò una scossa alla mia vita, credo. Finalmente il campanello suona. È Otto, puntualissimo, un compagno serio. Mio padre lo accoglie, lo fa accomodare nella mia camera. Appena la porta si chiude io e Otto ci stringiamo forte la mano, con gli occhi e le labbra strizzati. Poi lui tira fuori gli appunti. Li recitiamo un’ultima volta:

  • tuta nera sopra ai vestiti, passamontagna in tasca
  • parcheggio angolo via Fiume via Pescara, chiavi inserite
  • dentro alle 13.50 precise
  • se più di 3 clienti via. Altrimenti su il passamontagna, fuori le pistole
  • parla solo O. Clienti tutti a terra. R. tiene tutti sotto tiro
  • O. va subito dal cassiere, si fa aprire, va dietro al bancone, si fa dare tutto, nel borsone, anche dalla cassaforte, poi subito fuori
  • appena O. torna di qua, esce. R. continua a tenere tutti sotto tiro, poi fuori anche lui
  • via passamontagna e pistole nel borsone, a passo svelto senza correre verso la macchina
  • in macchina via la tuta, su per via Pescara poi a destra per Viale Mazzini fino in fondo. Rotonda, Viale Garibaldi fino in fondo
  • se no polizia, parcheggio, fine

Se sì polizia? Non è previsto. Otto mi ha spiegato che se c’è la polizia di mezzo avere piani non serve, si fa quello che la paura ti fa fare.

Riletti ancora, mi sembra tutto così facile, così pazzesco. È quasi l’ora, usciamo. La mamma offre a Otto il caffè.

“Tu Rocco, stai bene? Sei pallido come una patata”

“Mamma, mai stato meglio”

Mentre il caffè viene su e Otto lo beve chiacchierando coi miei, io vado in bagno e vomito.

Alle due meno dieci entriamo. Ci sono i due impiegati e due clienti, un benzinaio in tuta AGIP e un’anziana signora. Perfetto. Sono lucido e forse calmo. Otto urla, nessuno si muove, Otto è già di là e subito sento rumore di chiavi. Mentre minaccio con la mia pistola, la vecchia non regge e mi cade praticamente tra le braccia. La testa comincia a rombarmi, d’un colpo un sudore freddo mi inzuppa, le gambe mi si piegano. Sono sopra al piccolo viso dolce e contratto della nonna. Mi scappa una carezza. Riesco a mormorarle

“Stia tranquilla signora. Cazzo”.

Poi con la voce stravolta “Via via via!”

Otto lascia perdere tutto e scappiamo fuori, dimenticandoci di armi e passamontagna. Arriviamo all’auto senza incontrare nessuno, partiamo. Otto impreca, io abbozzo. Ci togliamo dalla zona, siamo in viale Garibaldi, parcheggiamo. Il mondo intorno a noi non sembra essersi accorto di nulla. Infiliamo le pistole giocattolo nel borsone vuoto, ci sfiliamo le tute e i passamontagna, e ci guardiamo negli occhi. Scoppiamo a ridere e non riusciamo più a smettere. Lì di fronte c’è un bar. Un paio di bicchieri ci vogliono proprio. Alla salute della nonna, vaffanculo! Offre Otto: nonostante tutto una mazzetta è riuscito a infilarsela in tasca.

Sono di nuovo a casa. Più tardi andrò a studiare da Claudio. Poi stasera vedrò Anna, e Guido, Teresa, Francesco, Lucia e Michele. Sono sdraiato sul mio letto, ascolto Tago Mago, penso. Soprattutto a non farmela addosso.

Dicembre 2023

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