Paolo Bandirali
La zona viva
ANNO 02 | NUMERO 15 | GEN 2024
Lucas ha già infilato la tuta protettiva, ma aspetta ancora un attimo a mettersi il casco.
Voleva ancora godersi un’ultima boccata di aria vera.
La addenta quasi l’aria, come se avesse fame; come se stesse riemergendo da sott’acqua dopo una lunga apnea. Infondo c’è forse qualcosa di più buono dell’aria quando ti manca?
Si infila il casco e guarda il display che segnala il livello del suo respiratore.
Tutto okey. Sale sull’autobus della scuola.
Prende posto impacciato, per evitare di urtare i caschi e le bombole di respirazione dei compagni, un po’ come un uovo che cerca di non rompersi cadendo sopra altre uova.
Guarda fuori dal finestrino la città mentre l’autobus decolla.
Luca si aggrappa a ogni pixel di quell’immagine, quasi come se volesse staccare le tessere di un mosaico per portarle con se; la vuole incidere in bassorilievo nelle sue retine, così forse lo riparerà dall’orrore che dovrà vedere dopo.
Lo scuolabus balena nella coltre del cielo mentre i ragazzini fanno scoreggie con la bocca e cantano cose sconce.
-Ecco- pensa Lucas- siamo quasi alla fine della coltre, tra poco inizia la zona.
Sente una mano che gli stritola lo stomaco non appena il sole fa capolino e la coltre scompare.
Il cielo diventa di colpo di un azzurro spaventoso, terrificante, quasi da film horror, e i compagni cominciano a smettere di scorreggiare e cazzeggiare e a farsi più seri.
L’autobus atterra e il maestro si fa avanti a tutti.
Lui non ha paura, è un esperto della zona, ci ha passato diversi anni mentre era dottorando.
Luca salta giù insieme agli altri e subito sente un brivido di schifo salirgli lungo la schiena non appena il suo piede impatta con quella cosa molliccia, marrone e non asfaltata, che ti lascia sugli stivali i suoi fluidi melmosi. Per non parlare poi di quell’altra cosa scivolosa e verdastra che ricopre tutto a perdita d’occhio nella zona.
Delle nuvole bianche come uno spettro incombono sul gruppo aumentando l’inquietudine.
– Eccoci qua ragazzi!- comincia il maestro- tantissimi anni fa il mondo era un po’ tutto così, prima dell’avvento del surriscaldamento globale. E per un certo periodo di tempo la nostra specie ha rischiato di estinguersi, fino a che, grazie a una mutazione genetica casuale, non abbiamo incominciato a respirare CO2. Il nostro sistema respiratorio si è adattato a quello che allora veniva chiamato inquinamento, ma che adesso è il principale agente responsabile della vita sulla terra. Da allora come specie abbiamo dovuto aumentare la produzione di CO2 a dismisura per sopravvivere, perché il semplice ossigeno non era più respirabile per noi….
Lucas fatica ad ascoltare perché desidera solo una boccata d’aria vera, nera e pesante.
Gira lo sguardo oltre il prato alieno e guarda la città in lontananza, avvolta come una regina nella sua coltre di carbonio, con le sue ciminiere altissime che sparano getti incandescenti di petrolio nel cielo scuro, e non vede l’ora di tornarci.
Gennaio 2024