Linda Moon

Palpito

ANNO 02 | NUMERO 19 | MAG 2024

Mai nella vita avrei pensato di vedere l’alba dalle sbarre di una prigione. Dichiarata colpevole, portata all’istituto di detenzione di Vicenza, indosso una tuta grigia, scarpe senza lacci; la testa rasata come quella di mio padre all’epoca in cui era militare, proprio alla caserma Ederle qui a fianco. Sono felice che non assista alla mia rovina, anche se le lacrime di mia madre compensano le sue.

Siedo sul flaccido materasso, la schiena contro il muro, e penso che quando uscirò da qui avrò da poco superato mezzo secolo, di cui un quinto passato qui dentro. Dovrei angosciarmi, invece sono le mani a fremere. Le dita vorrebbero muoversi su una tastiera e scrivere o sfogliare le pagine di un libro. Attorno a me, le quattro pareti bianche sono prive di mensole. Ricordo quando il mio ex ne aveva montate quattro e, il tempo di andare al bagno, le avevo riempite con i miei libri; alla vista del suo sguardo, avevo replicato che era più facile chiedere il perdono che il permesso; avevamo riso tanto. 

Mia sorella, all’ultima visita, ha detto che sono diventata famosa sui social, molti tifano per me. Il mio gesto, seppur atroce, ha smosso qualcosa; nelle persone e nella legge. Parlano di “giustizia inevitabile”. Forse ho davvero contribuito a migliorare il mondo, lo scrivevo sempre nel curriculum; solo avrei voluto che accadesse scrivendo storie che milioni di persone avrebbero letto e non per aver messo fine alle atrocità di qualcuno che vedeva malizia in occhi innocenti e su bocche ancora sporche di latte. 

Un rumore mi fa voltare la testa verso la porta. Un uomo entra con un carrello di libri, dice che sa quanto ami leggere. Non può farmi scrivere, però: potrei usare la penna come un’arma. Scorro i titoli e, senza esitazione, ne indico uno. Rimasta sola, scuoto la testa mentre sfoglio Lolita e ripenso all’ultima lezione di scrittura seguita tempo fa. L’insegnante spiegava come l’ispirazione emerge nei momenti più improbabili e come alcune immagini innescano le idee più brillanti, come ad esempio era capitato a Vladimir Nabokov; dall’immagine di un disegno di una scimmia dietro le sbarre, l’autore aveva percepito il “palpito” che aveva dato vita all’idea di Lolita. Apro il libro, lo sfoglio, leggo con calma. Ho tutto il tempo del mondo per scrivere un romanzo; e attendere il mio, di palpito.

Maggio 2024

© 2024 "Palpito è una pubblicazione digitale della rivista letteraria Nido di Gazza.
Tutti i diritti correlati alla presente rivista sono riservati agli autori e collaboratori di Nido di Gazza.

Nido di Gazza | Rivista Letteraria - Nido di Gazza © Copyright 2023