Francesco Di Gennaro
Gotica culona
ANNO 02 | NUMERO 21 | LUG 2024
“Se fossi frocio, brucerei il mondo.” Dissi alla gotica culona, “Le multinazionali non se ne fregano niente dei loro diritti.”
Stavo puntando con l’indice la platea intera del Berghain.
“Bevande arcobaleno, cibo arcobaleno, chincaglierie arcobaleno ovunque per le strade di Berlino.”
Ero ubriaco fradicio.
“Vogliono solo lucrarci sopra… Ecco tutto.”
La gotica culona, con cui mi frequentavo da qualche mese, fece finta di non aver capito.
Era iniziato tutto da una playlist hardcore di Spotify.
E-GIRLS ARE RUINING MY LIFE! Ft. Savage Ga$p.
Dalla ripetizione estenuante del brano passai a coltivare una vera adorazione per le E-girls e le gotiche culone.
Purtroppo di E-girls dove vivo io non penso ce ne siano.
Cominciai a frequentare quelle serate aperitivo per studenti.
Dove l’aperitivo è sempre annacquato e le patatine sono stantie.
Cose di poco conto perché in fondo si era tutti là per rimediare una chiavata.
Scorsi la gotica culona che faceva al caso mio in un gruppetto di alternativi radical chic.
In quel contesto la gotica sembrava fuori luogo come un cosplayer in chiesa durante il veglione di Natale.
Presi coraggio e finsi di essere quel che non sono:
‘Faccio il cameriere perché odio gli accademici e il lecchinaggio.’ (Sono al 4º anno di medicina)
‘Bisognerebbe educare i cittadini al rispetto dell’ambiente.’ (Guido un’auto del 2008 a benzina)
‘Penso che tutti dovremmo essere femministi, uomini compresi.’ (Ahahahahahahah)
La gotica culona apprezzò le mie affermazioni.
Di lì a poco, mi avrebbe costretto a spendere centinaia di euro in serate techno.
Ed eccoci dunque a Berlino.
“Forse è meglio se usciamo.” Disse la gotica culona.
Mi guardava con quegli occhi irresistibili.
Pieni di mascara.
Sembrava un cucciolo di panda depresso.
Fuori la disco c’erano una marea di persone in attesa di essere rimbalzate dai buttafuori.
Tutte in dresscode total black.
Le ragazze in minigonna, con le calze a rete.
Già in after, ancor prima di entrare.
Come la mia gotica.
E un freddo di prima mattina che ti entrava nel midollo.
Oltre il parchetto antistante il Berghain stavano riaprendo le attività.
Distinte signore avvolte in cappotti lunghi che aspettavano il loro turno dal panettiere.
Altre ancora pendolari che sfogliavano riviste o libri in attesa del pullman.
“…Prenderei le donne vecchie e affascinanti, e lascerei agli altri quelle giovani e insipide.” Dissi.
“Che sta blaterando?” Disse una ragazza col septum accanto alla gotica.
“E lei chi è?” Dissi, “Giuro che non ti avevo visto. Sei da molto con noi?”
Le due tipe noir mi stavano trascinando come si fa coi feriti di guerra nei film americani.
“Insomma tu sei la mia gotica culona ma lei penso di non averla mai vista in vita mia.”
Ci fu un attimo di silenzio seguito da uno sguardo d’intesa tra le due.
“Sono Eleonora… E mi scopo la tua tipa da prima che vi conosceste.”
Mi girai perplesso verso la gotica come se non avessi afferrato bene il concetto.
Frutto della mia immaginazione alcolica? Ci speravo.
“Giuro che non scherzo, io questa Eleonora non l’ho mai vista. Non ho amiche col septum al naso. Anzi, a dire il vero e mi scuso in anticipo per la sincerità, mi fanno schifo le persone in generale col septum. Lo trovo sporco e una mia collega di studi mi ha detto che quando si sveglia al mattino col septum storto e lo raddrizza, si sente puzza di pelle morta. Perché alla fine se ci pensi è un foro e il corpo lo associa a una ferita che cerca di rimarginare continuamente e si accumula la pelle morta… Eleonora, a te non è mai accaduto che…”
Non ho avuto il tempo di concludere la frase.
Percepii una stretta al braccio diversa dalla precedente.
Non più accomodante e di sostegno bensì una scossa violenta che m’accompagnava in avanti.
Mi ritrovai con la faccia sul bordo del bagno chimico alle spalle della disco.
Senza protestare, osservai la mano smaltata di Eleonora infilarmi lesta uno strato di carta igienica arrotolata in bocca.
La gotica intanto mi manteneva la fronte e il collo, si girò a controllare che non avessero destato sospetti e poi sussurrò:
“Vedi bene nelle tasche davanti.”
“Sta passando qualcuno?” Chiese Eleonora.
“No, vai tranquilla…preso?”
“Sto coglione ha solo una 20€ nella tasca dei cargo e una poste pay. Dici che ci può servire?”
“Con così poco non ci fai niente a Berlino.”
“Ehi” dissi, “fai attenzione, da gotica culona a stupida ciaciona è un attimo.”
“Dacci il codice della carta, altrimenti giuro che ti ammazzo.” Mi rispose la stupida ciaciona.
“No, denunciamolo alla polizei. Diciamo che ci stava stuprando.”
“Giusto…Dico che mi stavi stuprando…Allora il codice?”
Ho portato il dorso delle mani al petto.
Come un portiere in attesa del tiro su calcio di rigore.
Presi bene il primo colpo di tacco numero dieci.
Subito dopo, un altro dritto al volto.
Così rapido che non ho realizzato di essere stato ferito.
Le mani allora sono tese al volto che nel buio del cesso di plastica berlinese oscuravano il sangue.
“Brutto stronzo omofobo, il buco del septum te lo faccio io.” Disse Eleonora.
“Tu al contrario odori di merda.” Aggiunse la stupida ciaciona.
“Forse si è anche cagato addosso. Che schifo…andiamocene.”
“Mh già andiamocene, qualcosa da bere ci esce con sti spicci.”
“Chiudilo dentro uscendo.”
La carta igienica in bocca si era spugnata.
L’ho riversata nel gabinetto insieme ai noodles del wok cinese mezzo digerito.
Alla fine mi sedetti sul cesso chimico e con la luce che penetrava dagli spiragli mi controllai il corpo.
La camicia bianca che indossavo era del tutto ingiallita.
Come uno straccio, ha assorbito tutto il piscio degli europei che non avevano centrato il vaso.
Luglio 2024