Elisabetta Imperato

Confessione di una assassina

ANNO 02 | NUMERO 24 | OTT 2024

Quella mattina Agata si svegliò con la testa piena di pensieri. Si recò in bagno, prese lo spazzolino da denti e sopra il lavandino incontrò la sua faccia nello specchio. Guardandosi riflessa non si riconobbe.  Chi era lei? L’immagine che le veniva restituita non le corrispondeva più. Ma conosceva quello sguardo. Lo conosceva perché lo incontrava ogni giorno da quando l’avevano scelta come protagonista per la trasposizione teatrale del film “La fiamma del peccato”. E Agata settimana dopo settimana si accorgeva di vivere sempre più in simbiosi con lei. La donna che attraversava le sue fibre e dominava i suoi pensieri. Una battuta del film le risuonava nella testa con il fragore di una zucca vuota. “Abbiamo cominciato tutto insieme e insieme finiremo. Ora nessuno potrà più separarci”. E non era Walter Neff, il personaggio principale del film a pronunciare quelle parole ma lei stessa  allo specchio.  Studiando il copione, aveva capito che la realtà e la finzione sono sorelle gemelle.  L’una si alimentava dell’altra. E lei si sentiva vera solo quando interpretava Phyllis, l’amante di Walter, anche se Phyllis era un’assassina.

Con una strana agitazione nella mente, Agata si preparò senza fretta. Bevve due tazze di caffè, mangiò a fatica una fetta biscottata con un velo di marmellata di mirtilli e uscì di casa. Attraversò il vialetto di rose e gettò uno sguardo alla siepe, alla ricerca di qualcosa. Si fermò per qualche minuto e cercò tra le foglie un fiore che non era ancora sbocciato. Gettò un sospiro e proseguì. Il suo matrimonio era stato un vero fallimento. Molti anni prima aveva sposato un manager teatrale, un signore attempato, dall’indiscutibile fascino e dal sorriso seducente: capelli brizzolati, portamento fiero, impeccabile stile di abbigliamento, occhi magnetici azzurro ghiaccio: tutto di lui l’aveva stregata. E pensava sarebbe stato un ottimo affare anche per la sua carriera. Peccato che l’attrazione che aveva provato per lui aveva dovuto condividerla con attricette alle prime armi, ricambiate abbondantemente dalle abili manovre di corteggiamento che il marito non faceva mancare a nessuna. Umberto era un seduttore navigato, ai limiti della bulimia. Lo aveva scoperto pochi anni dopo quel maledetto sì. “Accolgo te Umberto come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”. Ma la fedeltà era stata solo sua e Agata non ne poteva più. Anche se dopo il matrimonio la vita l’aveva sorpresa con un successo inaspettato. Al teatro sociale di Sondrio l’avevano scelta tra cento candidate per un provino importante. Da quel momento il teatro era il suo pensiero fisso. Studiava le parti assegnate fino a saperle a memoria, punto per punto. Le ripassava tra sé e sé prima di dormire e al risveglio le vedeva passare nella sua mente come in un copione perfetto, prima e durante la colazione. Non desiderava altro che vivere esistenze che non erano la sua, entrare nella vita dei suoi personaggi e assorbirne i pensieri. A volte ci dialogava pure, sdoppiandosi e immaginando che dentro la sua anima si annidassero altre anime con cui intercorrevano i rapporti più vari: di amicizia e di intesa ma anche di confronto e di competizione.  Finalmente aveva trovato il coraggio di uscire allo scoperto, abbandonare il seminterrato delle sue emozioni e dare loro la voce. 

Uscendo dal vialetto, si chiuse il cancelletto alle spalle, imboccò viale Valgerola e alla rotonda svoltò a destra per via Ghislanzoni. L’altra donna nella sua mente così le parlava: “Al tuo primo ingresso ti chiederanno di consegnare tutti gli effetti personali: la fede nuziale, l’orologio, il cellulare. Nell’ufficio matricola firmerai i fogli, ti scatteranno foto segnaletiche e lascerai le tue impronte digitali.  Sarai rinchiusa in una cella di sei metri quadrati. Avrai diritto a un’ora d’aria in attesa dell’interrogatorio di garanzia entro cinque giorni. Confermeranno la tua detenzione in attesa della condanna in via definitiva. Non sarai presunta innocente fino al terzo grado di giudizio ma colpevole per tua stessa ammissione. Perché questa sarà la conclusione del tuo personaggio”.

Quando arrivò al commissariato di polizia, al numero civico 17 consegnò una lettera e attese la lettura del commissario che così la trascrisse nel verbale: 

Oggi giovedì 16 luglio 2020, alle ore 10.00 si è presentata nel Commissariato di polizia di Morbegno, la signora Agata Bianchi, per rilasciare la seguente dichiarazione scritta.

Io Agata Bianchi di anni trentacinque, confesso di aver ucciso con premeditazione mio marito Umberto Brambilla, di anni cinquantacinque. Desidero innanzitutto che vengano messe a verbale le motivazioni del mio gesto.

L’arte, signori, e la gelosia mi hanno spinta all’assassinio. Perché l’artista non recita ma interpreta, traduce, riordina, e attraverso la finzione a volte trova la realtà più vera.  

Io ho ucciso mio marito.

La conclusione più naturale di un adulterio che mi ha consumato per anni, mortificando la mia bellezza che non ho certo bisogno di descrivere tanto è evidente. Bisogna che sappiate che mi lusinga il fatto che sia io stessa a confessarlo. Senza di me non ci sareste arrivati. Non siete all’altezza delle mie aspettative per questo mi sono decisa oggi in piena autonomia a rendere onore al mio personaggio. Mi sono permessa di effettuare qualche correzione alla trama e un suggerimento al regista che potrà ispirarsi alla mia vita vera per rendere giustizia a Phyllis. Cercare un complice che potesse fingere di essere mio marito sostituendosi alla sua persona per simulare una morte accidentale per la caduta dal treno, mentre il delitto era stato già consumato, mi sembrava una inutile escogitazione. Per questo ho preferito agire da sola, chiedendo un aiuto alla sola natura. Ho studiato a lungo il linguaggio dei fiori e gli effetti delle piante officinali. 

Se Umberto avesse conosciuto le basi della florigrafia avrebbe potuto salvarsi. Lo avevo messo sull’avviso comunicandogli il mio dolore con i tageti, il mio sentimento di abbandono con gli anemoni, il risentimento nei suoi confronti con i garofani rossi, la sfiducia con la lavanda, con i fiori gialli l’amore morente, la sua infedeltà e la vergogna. Li avevo coltivati per lui, tutti questi fiori. Ma lui non ha capito. Pensava al mio ritorno di fiamma, l’ingenuo, tanto pieno di sé e sicuro del suo irresistibile fascino. Se l’è cercata il verme.  E l’ho ripagato come meritava.  Con un’arma di seduzione mortale mascherata con l’innocenza dei fiori e nell’arte culinaria.

Capirete che non è stato facile, dosare il veleno senza suscitare alcun sospetto ma non ho avuto fretta di riuscire. È bastato aggiungere qualche ingrediente ogni giorno, con pazienza e speranza e la mia tenacia è stata premiata.  Senza eccessi e con estrema cautela ho provato in un primo momento con le foglie del digitale mescolate alla salvia e inserite nel ripieno di un’anatra arrosto. Ma il risultato è stato inferiore alle aspettative perché l’effetto è stato addirittura benefico migliorando il ritmo cardiaco del fedifrago. Lo stramonio comune nell’insalata ha perfino alleviato i mal di testa a cui era soggetto da anni, la senape bianca nel minestrone non ha prodotto effetti evidenti. Dosi minuscole di cicuta inserite negli altri alimenti gli provocarono una leggera insufficienza renale, gli estratti di belladonna nella minestra e il decotto di foglie di tasso nel the produssero ben poca cosa. La soluzione definitiva l’ho trovata nell’aconito che cresce spontaneamente nelle nostre zone alpine, e che nel linguaggio dei fiori simboleggia la vendetta e l’amore colpevole. Una scelta artistica che rende onore al mio personaggio. Phyllis non doveva morire e questa vendetta la dovevo ad entrambe. Nella rappresentazione teatrale tratta dal film tutto iniziava con la confessione di Walter Neff. Ora sarà la mia confessione a porre fine alla storia. Lo avevo giurato allo specchio. 

Sono stata io, proprio io, ad uccidere mio marito. Agata Bianchi, di professione e nella vita attrice. 

Ottobre 2024

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