A volte nel mio stomaco percepisco cattivi umori.
Allora devo fermarmi a riflettere, discernere
cosa non va, cosa invece sì, ripristinare
l’equilibrio. Interrogo le parti del mio corpo
e dispongo di tutta un’officina nel cranio.
Quando torno in sesto, il mondo
mi appare per quello che realmente
è: io che siedo alla scrivania, io che prendo
il tram, io che entro nel letto.
Al di là di questa linea rossa che ho tracciato
si estendono territori sconfinati di gioia e dolore.
Ho scavato questa trincea per me solo.
A stento riesco a pensare altri uomini e donne
sotto il mio stesso cielo.
La trincea mi protegge e mi nausea.
Questa guerra mi gratifica e mi ripugna.
Riuscirò a venirne fuori, a trovare le forze
per gridare a tutti – correndo –
che essa è solo immaginaria?