Elisabetta Macrì

Recensione di
"Invernale" (D. Voltolini)

ANNO 02 | NUMERO 24 | OTT 2024

“Tu adesso fai sempre le tue cose, nella vita fatta di cose fai le cose. Le cose sono la carne, il tuo lavoro, la carne con cui fai il tuo lavoro, lo apri e lo chiudi e lo riapri, il tuo lavoro di carne, fino al sabato che urla, alla domenica che è un mistero, al lunedì che non si sa. Le cose sono il tempo da aprire e concludere per aprire altro tempo.”

Come si racconta il dolore della perdita di un padre? Dario Voltolini, nato a Torino nel 1959 e autore noto di racconti, romanzi, radiodrammi e testi di canzoni, lo fa magistralmente nel suo Invernale, edito da La nave di Teseo e finalista al Premio Strega 2024. 

In Invernale lo scrittore restituisce al padre la propria eredità concreta attraverso un romanzo autobiografico lirico e commovente, che procede con ritmo serrato e stile raffinato, tratteggiando la figura di un genitore lavoratore, Gino, macellaio del mercato di Porta Palazzo a Torino. 

Il libro si apre con un incipit molto forte e crudo che descrive proprio il mercato, una scena visiva e rapida che, attraverso gesti precisi e un ritmo serrato, mostra al lettore la sacralità e il mistero della macellazione. Gino affetta, spolpa, tronca e spella con sicurezza e maestria, ma proprio mentre è dedito a smembrare il corpo di un agnello, una coltellata per errore devia sul dito del macellaio. La ferita dal corpo della bestia si sposta sul corpo dell’uomo, fino a far diventare questo evento una sorta di profezia di ciò che accadrà negli anni successivi. Il dolore, tenuto dentro dal padre del protagonista per la ferita alla mano è destinato a crescere e condizionarlo. Mentre la vita dell’esperto macellaio apparentemente procede tra lavoro, passione per il calcio, battute di caccia e qualche Nazionale senza filtro, stanchezza e spossatezza si insinuano e influenzano l’esistenza dell’uomo; i suoi rapporti, le scelte e le decisioni.   Lentamente Gino si chiude in sé stesso, esprimendo solo azioni chiare e decise ma che diventano sempre più faticose, il mondo si allontana, i gesti tentennano e rallentano. Il bisogno di fumare una sigaretta come occasione per evadere, perché il consueto diventa apnea. Iniziano così i consulti medici, la scoperta di una ghiandolina, qualche rigonfiamento, l’attesa degli esiti, fino alla diagnosi di un linfosarcoma che si espande nel corpo di Gino. Ancora una volta il dolore passa dal corpo delle bestie macellate tutti i giorni al mercato a quello dell’uomo.

La notizia del tumore segna un passaggio fondamentale nel libro, prende spazio il punto di vista del narratore-figlio che fino a quel momento si era limitato a descrivere con tono secco e chiaro. L’autore prende per mano il lettore e gli mostra i pensieri del padre raccontando la lotta contro la malattia fatta di viaggi a Villejuif e di cure mediche. La storia di Gino diventa quella di un corpo che piano piano non ha più controllo, fino alla morte. 

Invernale di Voltolini è un romanzo che parla di carne e di corpo, di dolore senza mai cedere al pietismo. La scrittura non dà spazio al trauma della perdita, ma racconta la vita, gli ultimi anni di vita di un padre, e di un figlio che consegna a noi il ricordo di un legame fatto di gesti, di cose e pochi dialoghi. 

Ottobre 2024

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