Fabrizia Iranzo-Imperatori

Una Vedova a Venezia

ANNO 01 | NUMERO 01 | NOV 2022

Lei era una vedova allegra; aveva compiuto da poco ottant’anni e non aveva voluto nessuna festa. All’insaputa di tutti i suoi famigliari, figli, nipoti e nuore, aveva riservato un viaggio che l’avrebbe portata a Venezia, durante il Carnevale. Un sogno, il suo, coltivato fin da bambina, ma mai espresso a nessuno, nemmeno al suo defunto marito, per pudore. 

Sarebbe partita da Milano con il treno Freccia Rossa; l’aveva scelto per evitare il saliscendi dai vagoni, alla sua età si stancava facilmente. Sul sito internet, “Venezia, carnevale per vedove”, aveva trovato tutte le indicazioni; l’arrivo era previsto a mezzogiorno del 23 febbraio. Avrebbero mandato qualcuno a prenderla in stazione per condurla al suo hotel, vicino a Piazza San Marco, dove avrebbe soggiornato per quattro giorni e quattro notti. I responsabili del sito avevano solo posto due condizioni: la prima, avere con sé un vestito e una maschera per recarsi al ballo tutte le sere in un famoso locale della piazza. La seconda, rispondere sempre di sì, a tutte le proposte fatte dal personale del locale della piazza. Inoltre, si accennava al fatto che, a Venezia, durante quei quattro giorni, tutte le persone sarebbero state mascherate.

Margherita, così si chiamava l’arzilla vedova, aveva vissuto una vita calma, serena, senza sussulti. Da tempo sognava però una morte vigorosa, sorprendente e perché no, violenta. Era ormai pronta al grande viaggio…

Sono a Milano; la mia vita è un caos. Il lavoro è finito, nessuno vuole più i miei servizi, dicono che sono ormai troppo vecchio e che i miei riflessi sono lenti. Sono stufo di dover provare a tutti di essere ancora bravo, coscienzioso e affidabile; ho bisogno di cambiare aria. Salirò sul primo treno in direzione di Venezia; sin da piccolo volevo partecipare alla follia del carnevale veneziano. Acquisto il biglietto e riservo on-line un hotel vicino a piazza San Marco; nel prezzo sono anche comprese quattro serate carnevalesche. Non ho bisogno della maschera, la porto ormai da sempre…

Margherita arrivò a Venezia alle dodici in punto e, come previsto, un giovane l’attenteva con un cartello. La salutò con un inchino e la fece salire su una gondola; lei che odiava l’acqua… la temeva come null’altro…

Giungo alla stazione di Venezia alle dodici in punto; mi guardo intorno, guardingo. Non voglio dare nell’occhio; mi avvio a piedi all’hotel, ma le mie gambe fanno fatica a fare un passo dopo l’altro… Saltello qua e là come fossi un arlecchino; mi devo dare un contegno…

Margherita posa la piccola valigia sul letto matrimoniale della camera; dalla finestra scorge Piazza San Marco, è invasa dai piccioni. Lei odia gli uccelli.

Cammino con difficoltà, entro nell’hotel, firmo il registro, mi danno la chiave della camera dell’ultimo piano; è riservata per me per quattro giorni e quattro notti. Apro la valigia sul letto; tolgo il mio materiale, ne avrò bisogno. Mi guardo allo specchio, sono ormai una maschera umana, ma non mi preoccupo, sono le regole del gioco.

Margherita esce a camminare; si è già messa il vestito e la maschera, non vuole perdere del tempo prezioso. Forse non resisterà quattro giorni… La paura comincia a invadere tutto il suo corpo, impedendole quasi di muoversi. Eppure, lei si sente davvero pronta, nel profondo del cuore, ma adesso, giunto il momento fatidico, non ne è più certa…

Mi infilo lo smoking nero, metto il cappello, l’impermeabile ed esco. Tolgo dalla tasca dei pantaloni un bigliettino con scritto un nome, Margherita e un numero, ottanta. Dalla tasca della giacca tolgo una foto e l’osservo attentamente, poi, con un accendino, la brucio.

Margherita si siede su una panchina in Piazza San Marco; stranamente non c’è nessuno, è deserta. Si trova davvero a Venezia? I canali sembrano proprio quelli di quella città, eppure qualcosa non le torna. È stata una follia! Non avrebbe mai dovuto partire! In più, nessuno è al corrente del suo viaggio; ha anche distrutto il suo telefonino, non voleva che nessuno la rintracciasse.

Un uomo con uno smoking nero l’avvicina; è più vecchio di lei. Il suo viso è pieno di rughe, lei non riesce nemmeno a guardarlo; ha sempre avuto il senso dell’estetica, del bello e quell’uomo era davvero orribile.

Lo saluta, non vuole sembrare maleducata; egli la guarda, si toglie il cappello e le fa un inchino. Questa donna è davvero una buffona, vestita da Arlecchino, seduta su di una panchina in mezzo alla Piazza San Marco. Sono davvero troppo vecchio per occuparmi di casi interessanti, non servo più a nulla…

L’uomo si siede vicino a Margherita; dal suo impermeabile estrae una pistola con il silenziatore e le spara un colpo preciso alla testa. Margherita non si accorge di nulla; durante tutta la sua esistenza aveva vissuto nell’ombra di quel marito che, proprio ora, era ritornato a prenderla. 

Novembre 2022

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