Renzo Favaron
Nient'altro
ANNO 02 | SPECIAL 03 | AGO 2024
L’ora estiva è la, un cane che perlustra
la strada con occhi spolpi, un cane
nero, impolverato e chissà quanto assetato.
Ecco, il passo di uno che ha radici
nell’aria, amico dell’inferno e per il quale
suonano gli inni stonati e ridondanti.
L’ora estiva non è una nota, ma un ansimare
sulla strada, là dove non c’è sole
né luna e dietro il grigio più grigio
chiude il suo corpetto sull’odore dei campi.
Di nuovo s’avanzano tempi dilazionati,
passo dopo passo cala un freddo irreale
come se da un momento all’altro dovesse
piovere fango, inchiostro, fogli di giornale.
Tace anche il silenzio in quest’ora estiva
e adesso il cane ascolta il tam tam
di una terra aperta come una ferita
e gli sembra di vedere un angelo di cera
sotto il baobab, gli sembra di scorgere il sordo
movimento di un bagliore liberato verso
un al di là improbabile eppure immediato.
È fratello di Victor, il bimbo
che nessuno vuole tra i piedi, l’altro
senza volto o con il volto simile al ritrarsi
di una vela estrema sul mare…
Ecco, oggi come ieri polvere di silice
e di fuoco squaglia l’angelo di cera
e non è più che fame, sete e la discesa nelle ceneri.
Del resto, è un blaterare anche il mio
e non basta, assai di più bisogna, assai
che più consenta di continuare a vivere. Sì,
anche se l’ora non ha più una sorella,
nient’altro che l’offerta di una preoccupazione
dovrebbe ritmare l’azione, l’offerta
di una preoccupazione più della rima o del canto.
Nota: con Victor s’intende Victor de l’Aveyron.
Agosto 2024